sabato 17 febbraio 2024

Borghi d'Europa e la collaborazione informativa con il Parlamento Europeo – La Via di San Martino e i Percorsi della Fede a Spresiano

 



Siamo a Spresiano, per uno degli incontri dei Percorsi della fede, la Via di San Martino.




"San Martino di Tours è uno dei santi cristiani più noti e riconoscibili – commenta Laura Panizutti, consulente finanziario e patrimoniale -,e viene venerato dal IV secolo. Era il vescovo di Tours, e il suo santuario in Gallia/Francia era la meta di un pellegrinaggio importante nell’alto medioevo quanto quello a Roma, prima di diventare un famoso punto di sosta per i pellegrini diretti verso Compostela. Per tutta la sua vita il santo ha sempre viaggiato in Europa, lasciando un’impronta significativa nella nostra memoria collettiva. La Via Sancti Martini collega varie città europee importanti per la vita di San Martino e altre caratterizzate dal patrimonio architettonico legato al suo culto, con migliaia di monumenti dedicati al santo, ivi comprese quattordici cattedrali! Questi siti vantano anche un patrimonio immateriale che sopravvive sotto forma di leggende, tradizioni e folklore. "


La serata, che si svolge nel quadro del progetto L'Europa delle scienze e della cultura patrocinato

dalla IAI-Iniziativa adriatico ionica e gode anche del Patrocinio del Comune di Spresiano, è inserita nel progetto che Borghi d'Europa porta avanti in collaborazione con il Parlamento Europeo e che rinnova ogni cinque anni la scelta dei luoghi da valorizzare e far conoscere.


In occasione delle elezioni europee 2024 (così come era avvenuto nel 2019), la rete di informazione Borghi d'Europa rinnova infatti la selezione dei Territori da inserire nei progetti del prossimo quinquennio.

In collaborazione con il Parlamento Europeo e la sua community insieme-per.eu Borghi d'Europa accompagna le azioni delle istituzioni europee affiancandole nel sollecitare la partecipazione dei cittadini dei Borghi alla consultazione europea.


insieme-per.eu è una comunità di persone che credono nella democrazia e che vogliono darle un significato reale con l'avvicinarsi delle prossime elezioni europee. Mette in contatto persone provenienti da tutta Europa perché possano incontrarsi, condividere conoscenze e acquisire nuove competenze, incoraggiando nel contempo altre persone a votare nel 2024.


Annota lo storico Pierangelo Passolunghi :


"S. Maria del Piave, antico ospedale sorto presso un'importante zona di guadi sul medio corso del fiume. Inizialmente si trattò di una chiesa con funzioni ospedaliere affidata ad una comunità di cui non si conosce la regola professata. Nato o rinato attorno al Mille nel fervore della ripresa religiosa e commerciale, fra i suoi compiti c'era l'ospitalità a viandanti, pellegrini e mercanti che guadavano il Piave. Sorto all' incrocio tra le vie ungarica e alemanna presso un boschetto di pioppi in località (appunto) Talpon non distante da Mareno, l'ospedale aveva accresciuto la propria importanza all'epoca delle Crociate allorché si era trovato sul percorso via terra per la Palestina. Nel 1120 i conti di Treviso, di Colfosco, di Ceneda ed i signori da Montaner ne avevano congiuntamente fatto oggetto di importanti donazioni e ben presto, a garantirne la protezione dagli appetiti degli ordini militari che ne avevano tentato il rilevamento, erano arrivate le bolle di protezione papale. Fra le chiese dipendenti per lo più dislocate lungo il Piave che papa Lucio III nel 1177 aveva posto nel patrocinio apostolico, ne figuravano pure alcune presso il Livenza: si trattava in quest'ultimo caso delle cappelle di Santo Stefano di Meschio (Pinidello) e San Gottardo di Cordignano. Poichè agl'inizi del Duecento, l'ospedale risultava in piena decadenza spirituale e materiale, nella primavera del 1229 papa Gregorio ne aveva disposto la riforma, affidandolo al controllo dell'abate di Follina. L'arrivo di monaci del non distante monastero della pedemontana produsse gli effetti desiderati, inducendo quelli che vi vivevano già ad accettare la regola cistercense tanto che ben presto la casa plavense potè riprendersi. La perdita d'importanza rispetto ai flussi verso la Terra Santa del secolo precedente e i distruttivi passaggi d'eserciti dovuti alle continue guerre che tra Due e Trecento coinvolsero la Marca gravando sui guadi, finirono però col farsi ben presto sentire in forma negativa. I maggiori danni venne però ad arrecarli il Piave con le sue piene distruttive: nel 1368 un' onda del fiume più violenta del solito completamente circondò l'area ove sorgevano le fabbriche, riducendolo ad isola. Sorto in diocesi di Ceneda sulla sponda sinistra, il monastero si trovò così in mezzo al guado, tanto che finì col venir indicato appartenere ora alla diocesi di Ceneda, ora a quella di Treviso. Colpito da ulteriori inondazioni, ed ormai in piena crisi vocazionale, a metà Quattrocento subì una pesantissima distruzione che lo abbattè dalle fondamenta. Il commendatario Venceslao da Porcia ne ricercò nel 1459 pronta riedificazione presso la più sicura riva destra a Lovadina, ma essendo le nuove fabbriche rimaste vuote per mancanza di monaci, a fine secolo il suo beneficio economico venne unito alle monache di S. Maria degli Angeli di Murano."


sabato 22 aprile 2023

Treviso l’Altra – L’intervento di Laura Panizutti sui temi della cultura e del futuro a Conegliano

 



Per il sesto anno consecutivo la rete di informazione Borghi d’Europa propone nel mese di maggio un viaggio di qua e di là del Piave, nel quadro del progetto L’Europa delle scienze e della cultura (Patrocinio Iai-Iniziativa Adriatico Jonica, Forum intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica).

Qualità Vo’ Cercando, Gente & Borghi di qua e di là del Piave è il titolo del viaggio, che comprende visite a luoghi del desiderio, con interviste, incontri di informazione, degustazioni, seguite dalla redazione multimediale di Borghi d’Europa

Giornalisti, Comunicatori, Uomini di cultura, Imprenditori della filiera agroalimentare, rappresentanti di associazioni e istituzioni locali si incontrano fuori dagli schemi ufficiali, attorno a tavoli in campagna, lungo le rive del fiume sacro alla Patria.

Laura Panizutti, consulente finanziario e Patrimoniale di Conegliano, interviene sui temi del progetto Eurosostenibilità a Conegliano, nel secondo stage organizzato presso l’Osteria Antica Guizza sui temi di ‘Treviso l’Altra’.

Il libro e Conegliano

Correva l’anno del Signore 1976 e l’Arci-Uisp del Veneto pubblicava un libro destinato

a ravvivare il dibattito civile e culturale del territorio : Treviso l’Altra.

I testi di Giorgio Dalla Barba e le fotografie di Antonio De Marco si accompagnavano

agli interventi di Andrea Zanzotto, Franco Batacchi, Giangiacomo Cappellaro, Roberto Paronetto, per raccontare una Treviso ‘diversa’, ‘altra’, per l’appunto.

Un esperimento : il libro visto come veicolo di cultura socializzante e quindi sottratto ai consueti

circuiti di elite,per essere consegnato alla gente, come strumento di lavoro per una approfondita ricerca sulla realtà della Marca.

Testi ed immagini non indugiavano quindi nella sterile esaltazione degali aspetti paesisticamente più noti : cercano invece di scavare sotto la superficie dell’apparente per mettere a fuoco i problemi, le conttaddizioni di un ambiente che – al contrario di quanto avviene nelle solite rievocazioni trionfalistiche,ove impera la ‘cartolina’- ha per protagonista l’uomo.

Così il libro diede origine a una fitta rete di incontri : basti ricordare quello di Oderzo, al Circolo dei Quattro Cantoni di Gina Roma, proprio la sera in cui si verificò il terremoto in Friuli 6 maggio).

Ebbene, la rilettura dello straordinario intervento di Andrea Zanzotto (” Conoscere i l passato e il

presente per meglio preparare il futuro), ha convinto i giornalisti e i comunicatori di Borghi d’Europa, a riproporre un itinerario di conoscenza su ‘quei’ temi , visti oggi.

Rinasce così il Percorso Treviso l’Altra.

Nel libro del 1976 si riportano i verso di un Anonimo : Dal Castello. (1925)

Sotto il Paese,da cui giunge lieve

l’eco indistinta della vita urbana

lungi,offuscata dalla bruma greve,

l’ampia pianura fino al mar lontana.

Più giù tra i prati bruni casolari

su cui biancheggia il fumo dei camini ;

son se lontani, sparpagliati e rari

e ognor più fitti quanto più vicini.

De Mas nel libro ‘Conegliano,Vita,Arte e storia.Electa,Milano,1966 ‘, annota ::

” Conegliano non è una città d’arte,una città d’eccezione.Non città d’arte come intendiamo noi italiani usi ad aggiararci tra musei doviziosi e monumenti insigni,tra templi preziosi e celebri dipinti, tabto abbondanti da procurare quasi un senso di stordimento ; non d’eccezione perchè

non mai teatro di fatti clamorosi o di memorandi eventi storici.Ma anch’essa nel suo mricocosmo….ha la sua storia che affonda nelle brune dei secoli….”

“Si può essere d’accordo o no, ma mettere a confronto le opinioni, in questi tempi di strilli aridi, è già una buona cosa- commenta Laura Panizutti.- Come al solito, per quanto mi riguarda, non si tratta di una semplice sponsorizzazione ,ma di una vera e propria partnership, con interventi nel corso degli incontri e dei dibattiti, per portare un contributo concreto alle tematiche affrontate.”

sabato 15 aprile 2023

La Via della Birra – Il Birrificio B2O di Caorle negli itinerari europei

 


Nell'aprile del 2018 le giornate di informazione di Borghi d'Europa proponevano ai giornalisti e ai comunicatori intervenuti le birre di Bamberga.

La città di Bamberga in Franconia è una delle roccaforti delle birre bavaresi. Per gli appassionati delsucco d’orzo, la città è un vero paradiso. Undici birrifici a Bamberga, 60 nella zona circostante e un totale di 400 tipi diversi di oro liquido: per secoli la città è stata modellata dal succo d’orzo. Che si tratti di ristoranti, birrerie o di visite guidate al Museo delle Birrerie della Franconia a Bamberga, in questa città si vive e si celebra la tradizione della birra.Il Museo è stato inserito da Borghi d'Europa nel 2018,Anno Europeo del Patrimonio Culturale, nellalista dei beni culturali segnalati. Così è nata l'idea di un Percorso Internazionale Le Vie della Birra.


LE VIE DELLA BIRRA


Per costruire un Percorso Internazionale di Borghi d'Europa, occorre prevedere un itinerarioche comprenda almeno cinque Paesi Europei.

Il progetto 'L'Europa delle scienze e della cultura' (Patrocinio IAI,Iniziativa Adriatico Jonica,Forum Intergovernativo per la cooperazione regionale nella regione adriatico jonica ed ESOF2020,Euroscience Open Forum,Trieste Città Europea della Scienza), ha inserito il Birrificio Artigianale B2O di Caorle nell'itinerario.




Davide Sforzin , Mastro Birraio, ha raccontato ai giornalisti intervenuti allo stage di Caorle, come il Birrificio sia nato dall'incontro di gusti, sensazioni, sapori e amore per quello che offre la terra un laboratorio dove mettere in bottiglia i nostri pensieri, per poterli condividere.“Il birrificio artigianale B2O nasce a Bibione nel 2014, realizzando un sogno: coltivare la nostra passione per la birra, producendo artigianalmente una bevanda di qualità, apprezzata da un pubblico di intenditori. In poco tempo, B2O si è affermato nel territorio di Bibione come birrificio artigianale, punto di riferimento per gli amanti del “nettare degli dei”.


“A ottobre 2017 ci siamo trasferiti in Brussa in una nuova sede produttiva pronta ad accogliere i nostri clienti che, sempre più numerosi, in questi anni hanno imparato ad amare e apprezzare le nostre birre artigianali. Per questa ragione, il birrificio B2O non è solo una fabbrica: è l’incontro di gusti, sensazioni, sapori e amore per quello che offre il nostro territorio, un laboratorio dove mettere in bottiglia i nostri pensieri, per poterli condividere. Il birrificio oggi è anche un ristorante, pronto ad accogliere, in due sale, coloro che amano i sapori tipici della nostra regione. La qualità delle materie prime per noi è fondamentale, per questo proponiamo un menu che varia sempre in base alla disponibilità dei prodotti. Siamo produttori amatoriali di birra e vino da generazioni: qualche anno fa ci siamo lanciati in questa grande avventura con il malto, il luppolo e i processi chimici che li fondono e ne fanno una bevanda semplice ma complessa, ricca di storia ed allegria."


giovedì 8 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – Fontane Chiesa Vecchia fra itinerari religiosi e percorsi del gusto


Ci dicono che l'osteria a Fontane Chiesa Vecchia ci sia sempre stata (almeno da settant'anni, o giù di lì).

Ai tempi dello studentato (contrassegnato a Treviso dalle 4 Esse, Siamo Sempre Senza Soldi), giungevamo spesso in questa contrada con la nostra romabante (si fa per dire....) Topolino decapotabile e bastone del cambio permettendo ( era spannato e ci restava regolarmente in mano....), scendevamo a bere un'ombra e a degustare una buona fetta di sopressa di casada.

Altri tempi : oggi l'antica osteria è ritornata nuova vita grazie a Silvana e Boris, due sposi che

hanno portato dalla slovena Postumia un entusiasmo e una freschezza davvero inediti.

Postumia è situata a metà strada circa tra Lubiana e Trieste, al centro della regione storica della Carniola interna, di cui costituisce il maggiore centro abitato. Postumia è allo stesso tempo situata ai limiti orientali del Carso, in prossimità delle omonime grotte e del Castel Lueghi (o di Predjama) che costituiscono due delle maggiori attrazioni turistiche della Slovenia.


La Trattoria Pizzeria Chiesa Vecchia propone oggi una cucina che unisce il meglio delle tradizioni locali, sia di carne che di pesce. La pizzeria può contare sul forno a legna.




Ma Fontane Chiesa Vecchia è inserita anche negli itinerari Percorsi della Fede, che Borghi d'Europa propone.

Le iniziative di informazione trovano oggi un punto di incontro nel progetto 'L'Europa delle scienze e dalla cultura' (Patrocinio IAI-Iniziativa Adriatico Jonica), che deve realizzare entro la fine del 2022 i Percorsi Internazionali presentati a Milano, nella sede del Parlamento Europeo nell'aprile del 2019.


Fontane,nota anticamente come Giustignago o Lago di Giustina, il toponimo attuale testimonia la notevole presenza di risorgive.Un primo nucleo abitato doveva esistere già nel XII secolo, quando viene citata una chiesa intitolata a Santa Maria di Fontane.

L'economia del paese si resse sin dal XIII secolo sulla presenza di mulini, cartiere e opifici azionati dai numerosi corsi d'acqua. Dal XVI secolo assunsero invece importanza le coltivazioni di canapa e lino. Fu comune autonomo in epoca napoleonica .



La Chiesa Vecchia si trova nell'abitato più a sud, chiamato appunto Fontane Chiesa Vecchia, e rappresentò il principale luogo di culto sino al 1922, anno in cui fu ultimata l'attuale parrocchiale (di cui oggi è succursale).

Di questo edificio si hanno notizie sin dal 1093. A lungo dipendente dal Battistero di San Giovanni Battista del Duomo di Treviso, divenne parrocchiale nel 1568.

L'attuale costruzione fu iniziata sul finire del XVI secolo, per essere consacrata nel 1601. Nel 1818 venne ampliato il presbiterio. Ha svolto le funzioni di parrocchiale sino al 1922, quando fu sostituita dalla nuova chiesa; da allora ha attraversato un certo abbandono sino alla ristrutturazione degli anni 1980 durante la quale vennero alla luce due resti di affresco risalenti al Tre-Quattrocento.


Presenta una facciata a capanna tripartita da lesene di ordine ionico, con il portale sovrastato da un rosone murato. Completa la facciata, poggiando su uno spesso architrave, il frontone. L'edificio conserva parti della chiesa precedente, in particolare il campanile romanico del XIII secolo.

L'interno custodisce varie opere di pregio: il pulpito policromo in legno (XVIII secolo), due formelle in terracotta presso l'altare maggiore, due statue lignee dei santi Pietro e Paolo, una statua in legno dipinto della Madonna (XVIII secolo). Gli arredi più preziosi sono stati trasferiti nella nuova parrocchiale.


giovedì 1 settembre 2022

Le Rotte del Cagnan – La Contrada del Cavallino a Treviso

 


 



Via Palestro a Treviso, collega piazza Ancilotto a via Martiri della Libertà.

Il toponimo odierno, già assegnato anche a piazza Ancilotto, è del 1883 e rimanda alla celebre battaglia di Palestro (1859). Prima ebbe varie altre denominazioni: nel Trecento era la contrada Hostarie de Cruce e, più tardi, Contrada delle Ostarie dalle tante osterie che vi si trovavano; poi fu nota come contrada del Moretto, del Cavallino e dei Due Mori dal nome di una trattoria ; venne inoltre indicata come contrada dei Tripperi (dalle tante rivendite di trippa - siamo nella zona delle Beccherie, v. piazza Ancilotto), del Teatro Dolfin (v. via Teatro Dolfin), del Molinetto (v. via Molinetto).


La Contrada del Cavallino di Mirko Trevisanello

“ Mi affascinava fin da quando ero bambino, quella striscia di pietra,incastonata fra i mattoni nudi,con su scitto il none della 'contrada'. Compitavo felice, forte degli insegnamenti di suor Nicefora,mia maestra di prima elementare,quel 'contrada' del Cavallino e, chissà mai per quale nistero, l'associavo alla bottega dei 'bandeta', che sulla via Palestro apriva una scura porta e ancor più scure,fuligginose inferriate coperte da fitta rete.

'Bandeta' vuol dire lattoniere nel dialetto trevisano,ma chi si sarebbe mai sognato di chiamare così Bepi o Angelo ?

Tanto più che accanto alla porta,sulla targhetta di marmo, era scritto proprio così : Angelo Dal Molin,bandaio.

Incudine,lastre di latte,forgia,martelli di ferro e di legno.... Mi affascinava l'improvviso divampare di braci al soffiare del mantice,mi affascinava la grossa lampada a benzina,lucida di ottone , alla cui fiamma sovente venivano immolate a milioni,le uova delle cimici allegramente proliferanti nelle brande di molte case all'ingiro.


Sicchè Bepi, socio di Angelo,quando lo incontravo per via con l'immancabile 'popolare' fra le labbra e l'ancor più immancabile lampada in mano, assumeva ai miei occhi simultaneamente l'aspetto di un guerriero, di un paladino e anche di un boia, delle cimici.

Là di fronte la casa romanica ancora ricoperta di intonaco ignobile,era adibita a bottega di vetri,cristalli e specchi.Di fianco ad essa apriva i suoi battenti

l'antica meravigliosa osteria del 'Corder',sempre piena di voci e odori com e di vecchie botti, con le panche sempre occupate da vagabondi sereni di sazietà ed ebberzza acquisite a buon mercato.

Di fronte,oltre la via, c'era l'osteria da Gildo ed i miei pochi anni già fremevano d'incredibile amore

per la bionda Cicci che aveva due anni più di me.

Poi i tempi si succedettero sereni e tristi,carichi di pacate gioie subito seguite da follie e mostruosità.La bottega 'de' veri' chiuse per restauri e le martelline dei muratori,grattato via l'ignobile intonaco, recuperarono una splendida facciata romanica,il 'Corder' chiusei battenti,

al posto della trattoria da Gildo fu aperto un elegante negoziodi pentolame costoso.

Morirono a pochi anni di distanza l'uno dall'altro Bepi e Angelo, i 'bandeta' della bottega fumosa....

Le case, le cose, gli uomini,i fatti, tutto o quasi ha ormai abolito l'inesorabile macina del tempo.

Eppure....”


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giovedì 25 agosto 2022

Le Rotte del Cagnan - Via Frà Giocondo e le Mura

 Via Frà Giocondo


Via Frà Giocondo è la seconda laterale destra di via Canova, raggiunge varco Santa Bona.

L'area fu compresa all'interno delle mura solo a partire dal Trecento ed ebbe nel tempo numerose denominazioni: borgo di Santa Bona, Conegliano Novello (dal 1184 al 1214, v. varco Santa Bona), borgo al Loco (dopo il 1512), borgo delle Orsoline (dopo il 1611, v. via Orsoline).

L'antico nome borgo Alloco, confermato dalle delibere del 1883, è di difficile interpretazione. Secondo Matteo Sernagiotto deriva da ad locum ("al luogo"), sottintendendo la presenza di postriboli. Altri lo rimandano a lucco, una ricca veste di panno o damasco indossata da nobili e funzionari, nonché dai tanti Fiorentini che si erano trasferiti a Treviso nel Trecento. Una terza ipotesi lo lega semplicemente all'allocco, rapace notturno. Infine, c'è chi lo avvicina sempre al latino locus ma nell'accezione di "sepolcro" in quanto nella zona è documentata l'esistenza una stele funeraria di epoca romana, oggi dispersa.

Nel 1911 cambiò toponimo in onore di frà Giocondo da Verona (1434 ca. - 1515 ca.), progettista dell'attuale cinta muraria.




Le mura di Fra Giocondo con i placidi ippocastani

Di Giovanni Comisso


Nel fatale eterno ritorno delle guerre, Treviso ha un fortunato destino di campo trincerato non utilizzabile. Al tempo della guerra tra Venezia e i collegati di Cambrai, mentre si guerreggiata ai margini dei possedimenti di terraferma della Repubblica, Fra Giocondo tracciò le fortificazioni della città di Treviso diramando i due fiumi Cagnan Sile intorno alle mura da lui stesso ideato. Ma la guerra si concluse senza che si dovesse subire alcun assedio. Le belle mura adorne di due porte scolpite di leoni di santi furono paragonate, forse da qualche abato letterato, ha un anello con due gemme. Sopra a queste mura furono piantati degli ippocastani e si tramutarono in una placida passeggiata da cui il cittadino nelle ore di ufficio chiuso va a respirare un po’ di buona aria che viene dai monti.

  •  Porta Fra Giocondo (foto di Appo92, Wikimedia Commons)

  •  Porta San Tomaso (foto di Appo92, Wikimedia Commons)

Durante l’altra guerra, quando gli austriaci erano arrivati al Piave, appena quindici km dalla città, il comando supremo decise un vasto campo trincerato che appoggiandosi alla massa dei sobborghi e delle acque che qui si uniscono avrebbe dovuto fermare il nemico se fosse riuscito a valicare Il Piave, ma la guerra terminò sul Grappa, sul Montello e sul Piave senza che questo campo trincerato fosse messo in opera. Durante questa guerra i tedeschi, mentre si combatteva sulla linea gotica decisero di trasformare la città quasi ridotta a un cumulo di macerie dai bombardamenti alleati, in una posizione…

  •  foto di Slavin

  •  foto di Slavin

  •  foto di Slavin – CC BY 2.0

  •  foto di Appo92 – CC BY-SA 3.0

  •  foto di Appo92

Le Mura di Treviso

E si vide, curiosamente, le vecchie mura ideate da Fra Giocondo nel cinquecento per la guerra di Cambrai ritornare utili per una guerra di questi tempi. Vi praticarono cunicoli, demolirono i ponti, delle varie porte, e oltre i sobborghi scavarono un fosso anticarro tutto in giro con massicci sbarramenti in cemento nei passaggi stradali rafforzati da trincee. Stupiva vedere quei fossi, quelle trincee, quelle mura cinquecentesche calcolate come ostacoli ai pesanti carri armati di questi giorni, addolorava pensare che la città semidistrutta sarebbe forse stata cancellata fino nelle sue fondamenta da una lotta massacrante. E faceva anche ridere per certi particolari aspetti di questa posizione istrice: ricordo una mattina una impettito ufficiale germanico fermare la autoblinda e scendere a ispezionare i lavori in un sobborgo, subito dopo il fosso anticarro vi era una casa con frutteto e qui era stata scavata una trincea giudicando come mascheramento su una decina di piccoli meli. Talmente esili che una leggera mitragliata sarebbero svaniti. Pensavo a un rammollimento della strategia germanica ed era una certezza della prossima fine.

 Treviso – Corso del Popolo (Cartolina, CC PDM 1.0)

Anche questa guerra terminò senza che Treviso dovesse diventare campo di lotta e speriamo che nel futuro almeno per questo le sia dato di mantenere questa tradizione. Non lo è invece i bombardamenti aerei. Nell’altra guerra e in questa, la città fu considerata come un importante obiettivo per causa della vasta rete ferroviaria che qui Incrocia rasentando per tre lati il rettangolo della città. Nel nuovo piano del regolatore con l’incoscienza dei giovani non si è tenuto conto di questa situazione, che se dovesse ripetersi un’altra guerra, purtroppo per prevedibile data l’oscura saggezza degli uomini, la città sarà di nuovo bellamente bombardata. Se non è possibile allontanare la stazione, almeno avrebbero dovuto studiare di raccordare le linee e di allontanare in uno modo da non quasi cingere la città come lo è tuttora. Questo piano ha tuttavia i suoi pregi sia nel voler eliminare il grande traffico automobilistico dalla periferia raccordandolo attorno ai sobborghi è ancora all’interno della città verranno messe in valore molte zone che prima erano abbandonate e che sono le più belle per essere vicine alle chiare acque del fiume Sile e Cagnan. Però ossessionati da un facile ottimismo in un futuro grande afflusso automobilistico nell’interno della città hanno anche ideato raccordi interni di nuovi strade che con tutta probabilità rimarranno squallidamente deserte e per farle

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si demoliranno case che miracolosamente è sono rimasti in piedi e si costringeranno a espropriazioni irrisorie i proprietari di aree già danneggiati dalle distruzioni delle loro case che da anni non danno più un soldo di reddito.

 Ponte sul Piave a Vidor

Uguale sorte a quella di Treviso, bombardata nelle due guerre ultime è toccata al Ponte di Vidor sul Piave che congiunge Treviso al vago paese di Valdobbiadene alla base delle prealpi. Questo ponte dal qu

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ale si gode uno dei più variati paesaggi del mondo fu fatto saltare dalle nostre truppe nella ritirata del 1917. E la grande distruzione fu fatta da bombardieri alleati nel 1944. In questi giorni il ponte è stato ricostruito a da esso si ritorna ad ammirare le colline verso Asolo boscose alternate di luce e ombra come in un quadro di Giorgione o di Bassano, lo scenario delle montagne che si aprono verso Quero per lasciare passare il Piave, le colline ricche di vigneti verso Valdobbiadene, e tutta l’ampia distesa di ghiaia e di acque che s’incurva contro il rialto dolce del Montello. Panorama che D’Annunzio tramutò in uno dei suoi scritti di guerra figurando il Piave come una collana al collo della patria è il Montello come una sua mammella.

Giovanni Comisso





Le Rotte del Cagnan - Borgo Cavalli

 

 Il nome del Borgo deriva con tutta probabilità dal fatto che esso ospitava l'antico mercato dei cavalli.

Altri fanno risalire l'origine del nome ad una famiglia omonima. Attorno al 1308 il Borgo era conosciuto come 'Burgo Sancti Thomasi',per via della Chiesa che vi sorgeva, fuori le Mura.

La Chiesa venne distrutta nel XIV secolo, nel corso della battaglia  scatenata da Cangrande della Scala.

Tutta la zona subì poi delle devastazioni ad opera della repubblica di Venezia, decisa  ad erigere le nuove Mura di Frà Giocondo e bisognosa, dunque, di spianare le aree destinate all'uopo.


Mirco Trevisanello ricorda nelle pagine de Il Nuovo Cagnan che Gianfranco Botter aprì con la moglie e i figli il suo negozio in Borgo Cavalli, trasferendosi da Piazza delle Erbe. Il 'Mago delle Chiavi' si aggirava però attorno a Via Inferiore in ore innominabili (perchè altrimenti si sarebbe scatenata una cirsi coniugale!),onde prelevare il buon Pietro Fonetico in Galleria Bailo e inaugurare, ogni spesso, il calice d'ombra nelle vicine osterie, pardon^, Chiese!

Piero il Fonetico era un'altra figura storica dell'altra Treviso, grande sostenitore del roseo foglio !

Qualcuno lo aveva preso per il fantasma dello sfratto ed aveva chiamato il 113.Ma il buon Gianfranco non si fece intimorire : di resistenze elettriche (visto che commerciava anche materiali di questo genere). era ben fornito !

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